lunedì 30 luglio 2012

London Crolling


"Taci Vecchia puttana." Venti secondi per cambiare la vita di un uomo. Cioè la mia. Signor avvocato le scrivo in lacrime da una cella che divido con un topo. Non so spiegarle cosa mi sia passato per la testa quel venerdì ma le prometto che proverò a ricostruire tutta la giornata, in modo che lei possa avere davanti il quadro più chiaro possibile della situazione. 
Giovedì sera ero andato a dormire presto, infatti venerdì quando la solita sveglia delle 5 ha suonato era già da alcuni minuti che il mio cervello aveva ricominciato a schiudersi. La sottile luce dell'alba bagnava il mio viso con dolcezza, la tazza del the mi sorrideva aspettandomi al suo posto, e anche le pantofole sembravano volermi accompagnare al tavolo evitandomi ogni fatica. Da qualche giorno la mia vita era più bella. Da quando avevo cambiato le mie pillole di antidepressivo mi sembrava tutto diverso, come se il mondo che mi circondava, con la tetra nenia delle mie azioni abituali, avesse tutto d'un tratto deciso di stare dalla mia parte. Gli spigoli degli oggetti sembrano ritrarsi al mio passaggio, il thè non era mai né troppo caldo né troppo freddo. La tazza era sempre pulita e non serviva nemmeno lavarla dopo l'uso. Pensi che l'altro giorno dopo solo qualche minuto ad accordare i fili dello stendino, mi sono ritrovato a suonare waterloo sunset dei kinks, ed era un piacere per le orecchie! Io non ho mai suonato la chitarra ma con lo stendino è molto più semplice. Le confesso che quando Lunedì hanno portato in riformatorio mia figlia con accuse di spaccio di stupefacenti non ero nemmeno arrabbiato, pensavo soltanto che fosse una cosa della vita, di quelle che capitano a tutti, e che forse le avrebbe fatto bene un po' di disciplina. Ancora oggi non mi capacito di come possa essere successo, ma non riesco a provare rabbia né delusione. Mi sento avvolto nel fatalismo. 
Insomma come le dicevo Venerdì mattina niente faceva pensare che potesse succedermi qualcosa di così drastico. Lavoro nelle scuderie della regina Elisabetta da più di 40 anni e credo di averle rivolto la parola si e no una decina di volte in vita mia. Sa che prima di ieri non l'avevo mai guardata in faccia direttamente? E assurdo, ma le garantisco che me la sono sempre immaginata più alta, molto più alta! Ai cavalli sono arrivato alle 5 e mezza dopo una meravigliosa passeggiata attraverso la nostra città. Non ci crederà, ma come ormai capita quasi tutte le mattine, per tutto il tragitto sono stato accompagnato da un gruppetto di gatti miagolanti. Il primo mi ha detto di chiamarsi Elton e di occuparsi di antiquariato, mentre gli altri come al solito han fatto i misteriosi limitandosi a sorridermi e sorridere tra loro. Uno dei tre mi ricorda incredibilmente mio cognato, quell'omino gracile e tutto nervoso che c'era anche al matrimonio di sua figlia, si ricorda? Ma torniamo a noi. Salutati i gatti mi son fatto aprire i cancelli e sono andato subito alla stalla di Bastiano, ha presente? Il cavallo bianco preferito del principe Harry. Io lo chiamo bastian contrario perché litighiamo su tutto. Non siamo mai d'accordo! Una volta non era così sa? Una volta non mi parlavano mica i cavalli. Invece poi han capito che di me si potevano fidare evidentemente. Con bastiano avevo fatto una scommessa. Diceva che non avrei potuto indossare a lavoro per più di tre giorni un paio di scarpe di tre numeri più piccole del mio piede. Era il quarto giorno ed ero corso da lui per rinfacciargli la sconfitta. Figuriamoci se mi faccio battere da un cavallo… Non posso negare che le dita dei piedi mi si fossero quasi fuse insieme da quanto erano state strette per 3 giorni, ma non sentivo particolarmente male, se non al dito più piccolo, il mignolino. Quello sembrava ormai un gigante gamberetto rosso fuoco, e non le dico come pulsava! Sembrava dovesse esplodere da un momento all'altro. Secondo i gatti avrei dovuto metterci ghiaccio, ma io preferivo aspettare che passasse da solo il dolore. Se non ci pensavo non mi pesava troppo. Dalle 6 alle 7 dopo aver preso in giro Bastiano e aver ascoltato l'oroscopo del giornale, che puntualmente un corvo da qualche giorno sta venendo a leggermi tutte le mattine, ho preso il badile grande e mi sono messo a spalare gli escrementi dei cavalli di sua maestà. Non mi pesa, sono certo che loro rispettino molto il mio lavoro e si impegnino anche per stupirmi. Monsier, il cavallo della regina giusto ieri ha defecato a forma di Taji Mahal. Mi sono complimentato con lui e lui mi ha spiegato di aver solo cercato di rendere il mio lavoro più bello. Signor avvocato quei cavalli mi adorano e io ero molto felice di lavorare con loro. E' incredibile che per decine di anni non mi abbiano detto una parola e poi da pochi giorni a questa parte si siano aperti così totalmente, proprio ora che forse per un bel po' dovrò rinunciare a vederli. 
E siamo arrivati con il racconto al momento chiave. Come di consueto il principe William è stato il primo ad arrivare alle stalle. Senza troppi convenevoli mi ha ordinato di sellargli Mafaldo perché voleva uscire a fare un giro. Mi sono ovviamente precipitato a eseguire l'ordine, nonostante dalla stalla Bastiano mi prendesse in giro. Continuava a dirmi che sono solo un servetto e che dovrei ribellarmi, che lo sanno tutti che potrei fare molto di più ed esser trattato meglio se non fosse per la timidezza che mi blocca. Quando fa così solitamente vuole propormi una scommessa. Sia chiaro, io contro di lui non ho mai perso! Neanche a dirlo infatti, dopo che William se ne andò, pronto bastiano lanciò la sua sfida. Per vincere dovevo intrattenere una conversazione cordiale con sua maestà, qualora questa si fosse presentata alla scuderia entro le 11. Accettai, tanto solitamente non veniva di mattina alle stalle, e se proprio proprio fosse arrivata sarebbe anche potuta essere una buona occasione, dopo tanti anni, per trovare dentro di me un po' di coraggio. Dieci e mezza: la regina Elisabetta arriva alle stalle. Non le dico l'atmosfera, tutti gli animali che mi guardavano. Il corvo si era pure tolto il cappello per concentrarsi meglio. "Mi prepari Rubino." Io la guardo negli occhi e le dico che non solo è un onore eseguire i suoi ordini ma anche un grande piacere servire la regina il cui prestigio è secondo solo all'intramontabile bellezza. Forse ho esagerato, ma in passato con una frase del genere a Lady Diana un mio collega… beh insomma si ricorderà, era su tutti i giornali…. Insomma lei mi guarda. Io mi volto e lei mi richiama. Mi chiede come io abbia potuto pronunciare parole così sfacciate. Io la guardo, e le dico che il coraggio mi era nato da questo bellissimo sole primaverile. Le confesso avvocato che sentivo dentro di me di essere invaso da un amore irrefrenabile. 
Sello il suo cavallo e le tendo la mano per aiutarla a salire. Dal suo viso rosso di imbarazzo nasce un sorriso celestiale. La magia di questo momento custodisce una sensazione di eternità. Il problema, signor avvocato, è che ad un certo punto la magia svanisce. Sa cosa può fare ad un piede ridotto come il mio lo scontro con lo skateboard del principe Harry? Sa quanto può far male un mignolino offeso? Io non volevo offendere nè Dio nè tutta la stirpe reale inglese citando in successione tutti i nomi di tutti i re e le regine. Non volevo mettere la testa del principino sotto allo sterco di Bastiano, glielo giuro, ma soprattutto non volevo zittire la regina dandole della puttana! Insomma può chiederlo ai cavalli, sono certo che le spiegheranno che son stati solo pochi secondi di follia. Io non posso restare rinchiuso per questo! La prego mi aiuti! Il topo qui oltretutto è un ex giocatore di tennis e passa le ore a raccontarmi di quanto era bravo e di come sia stato sfortunato. Hanno spento la musica e tutto è più grigio, triste. Gli altri carcerati non sorridono più come quando sono arrivato. Non si abbracciano più tra loro dicendosi di volersi bene… Signor avocato la prego mi aiuti o quanto meno accolga queste mie due piccole richieste.

1 abbiamo recuperato un mestolo dalla cunina, qualora riuscisse a procurarmene un altro potrei almeno convincere il mio compagno di cella ad una sfida a squash qui con i semi delle pesche. Credo possa funzionare se deciderà di tornare a rivolgermi la parola visto che da qualche minuto non sembra più quello di prima…
2 la seconda cosa è la più importante, può chiedere a mia famiglia in che farmacia aveva preso le mie pillole antidepressive? Qui me ne han portate…la scatola è la stessa, ma le pillole sono diverse e non mi fanno stare come mi facevano stare quelle di prima. Le scriva, è una cara ragazza, vedrà che le risponderà subito.

Cordiali saluti.

martedì 28 febbraio 2012

va

"lui è uno che va per conto suo."
"e dove va?"
"e cosa ne so, non sono mai andata con lui. Lui va per conto suo!"
"e come fa a sapere se sta andando dalla parte giusta?"
"semplice. Non lo sa."
"ahn. mi sa che non è mica tanto normale..."
"e tu dove vai?"
"Di là."
"ok, andiamo."

Fin che la barca va, vai a cagare.

venerdì 24 febbraio 2012

Ancora

C'è un motivetto che ho nella testa che fa sempre no no e oggi fa sempre si si. Ci sono motivazioni sotto ai sottobicchieri della birra cattiva, cani che ti guardano sornioni e lampioni che lampeggiano. C'è dormire due ore e andare a lavorare felici. Ci sono gatti che si annusano e si danno una possibilità da gatto. Nella liquidità di un tutto, che non vuol dire nulla ma giustifica la vita stessa, cammino per aria con un piede in più. Due piedi spingono e uno fa saltare. Due piedi ancorano a terra i balzelli del terzo. Non respiro ma stantuffo. La benzina non basta mai ma forse è il galleggiante della spia che non funziona. Spia! Ti pare il caso di farti la spia così? Di dire tutto così? No, non c'è nulla da non dire, ancora. Un abbraccio allo schermo e un saluto a tutti.