domenica 31 ottobre 2010

E citandomi... (sottotitolo: roba di tempo fa)

Come un branco di lupi
che scende dagli altipiani ululando
o uno sciame di api
accanite divoratrici di petali odoranti
precipitano roteando come massi da
altissimi monti in rovina.

Un colpo di tosse e nausea da indigestione di Battiato, Bobo dice che mi sto accarezzando il cuore con una lama, Elisa scrive che lo ascolta. A Elisa l'ho fatto conoscere io. A Elisa forse piace, e questo mi piace, condividere musica mi fa sentire realizzato, la zampa del pupazzo che quasi si stacca e una cucitura che la ripara. Zampa storta per sempre ma bambino felice per la sua prima cucitura riuscita. Io figlio di sarta, io pasticcione. Ottimo lavoro, anche il pupazzo sembra stare bene. Siamo tutti contenti. L'infermiera non la immagino ancora sexy perchè l'età degli ormoni deve ancora arrivare, anzi, la immagino bruttina e stronza, perchè quando sei piccolo le infermiere son quelle che ti fanno "la puntura". Stronze come le maestre, vecchie bastarde. Oggi passi davanti ad una scuola, e vedi maestre che hanno la tua età, e pensi che abbiano proprio un bel culo e la faccia di quellechesetiprendono... Gli anni passano, le soddisfazioni cambiano, le zampe riscuciscono e il pupazzo ti muore un po' dentro, lo rivedi quando torni a casa dei tuoi, ti sembra sorrida, e a te verrebbe da piangere se non fosse che, per fortuna, nella stanza ci rimani il meno possibile. Oggi guardandolo ho pensato di portarlo con me. Ma è un brutto mondo là fuori, se sta lì da solo è più al sicuro. E poi potrei rovinarlo. Io rovino tutto. Non se lo merita, a lui bastava anche una zampa storta, ma io oggi non saprei forse più darli nemmeno quella. Mi strappo, cucio e cucio storto. Un mio amico avrà un figlio. Sono felice per quello stronzo, perchè gli voglio bene, anche se la sua vita è realizzata e la mia no. Ero al suo matrimonio. Ho pianto un po', ero felice. Spero per lui che duri. Qualcosa per qualcuno dovrà pur durare, sono io quello sbagliato, non la società, quella è così. Punto. Appunto. Appunti a voce alta mentre guido e la musica blatera dimostrando di saperne di me più di me. Custodisco frasi ben riuscite che davanti alla tastiera mi portano a deridere la sola idea che un tempo, così pochi minuti fa, mi fossero piaciute. Una volta cercai per mezzora di fare un buon gioco di parole a tema sole-solitudine-luna, alla fine trovai la quadratura del cerchio, poi capii che quel cerchio era completamente storto. Mi scusai con la luna e limitai la figura di merda. Cammina cammina Mattia. Oggi, ho visto "dove osano le aquile" decisamente un brutto film, troppo brutto anch per essere domenica ed essere in salotto con mio padre. A volte anche i kolossal deludono. Ma Eastwood è così stupendamente kitch quando dice "salve" e poi spara a dei lentissimi tedeschi con una pessima mira e un'enorme fragilità... Chi ho davanti io non è fragile, ha un'ottima mira, colpisce rapido, scappa rapido. Ecco, lo sapevo, sono un tedesco! Sono destinato a morire in un punto abbastanza inutile del film, ma magari visto che sono un tipo alternativo prima di morire farò una capriola da un lato o da un altro. Mi piacerebbe se possibile lasciarmi sfuggire un "mavainfigadetomare" verso il grande Klint. Tanto lui non capirebbe. Dovrei cercare su google una possibile traduzione. Sto divagando, si lo so. Ma la mia testa frulla ed è piena di demoni che litigano. Io entro nel cranio col pupazzo in mano e loro tutti indaffarati mi dicono di andare in camera mia che han quasi finito. Una volta i miei litigarono fortissimo, e io, la mia ex del tempo e mio fratello, andammo a prenderci una pizza. Lui si fece fare una pizza gigante, ho ancora la foto. Io avevo tanta paura, mio fratello seppe farmi ridere. Tra pochi giorni mio fratello si sposa, dieci anni più di me e una vita sempre ai limiti della faccia tosta. A lui i miei più cari auguri. Un altro che prima o poi la sua strada l'ha trovata. La sua età però non mi conforta. Sono riuscito a divagare ancora un po'. Di questo passo riuscirò ad annoiarmi di scrivere, ben prima di aver detto qualcosa di importante sui quei 4 o 5 demoni che mi litigano dentro. C'è quello cattivo che vorrebbe spegnere il telefono per un bel po', spegnere il computer e abbassare il berretto di lana sotto al livello degli occhi. C'è il demone dolce che propone un suicidio col sorriso, tipo il film dei noah and the whale. Strano, devo ancora abituarmi al fatto che questa volta il suicidio lo proponga lui. Ci sono mille demoni che dicono la loro. Quello più vecchio dice studia. Ma la sua voce è sottile e i suoi occhi grondano lacrime scontate. Comprati un gatto! Vai a salvare il mondo! Procurati una scopata! Esci a correre in bici in prato della valla di notte! Fai una notte di studio! Di a tutte le donne della tua rubrica che le ami! Manda a fanculo qualche amico! Picchia uno sconosciuto! Qui è un delirio, sono tutti impazziti. C'è autogestione, come se chi decide fosse uscito per una conferenza dedicata ai problemi degli altri. Sul tavolo un biglietto pieno di ottimi consigli e grandi soluzioni, ma nessuno sembra fidarsi (più?). Sto invecchiando, sto facendo bilanci, e ne sto uscendo molto male. Sto staccando pezzi del puzzle che non erano giusti, ma che premendo un pochino di più si erano attaccati. Ricordo quella volta che con la bronchite provai a fare un immenso puzzle con il moro di Venezia. Avevo credo 7 o 8 anni. Non lo finii mai e anzi, nonostante restassi sempre in quei 2 metri quadrati, riuscii anche a perdere qualche pezzo! Forse il cane contribuì. Oggi quel cane non c'è più e il suo sguardo semplice mi manca parecchio. Ma dalla morte si cammina solo in avanti.
Cammina Mattia. Cammina. E Bologna lo colpisce, lo affascina e lo attrae come un bel film dal finale già visto ma di cui non ricorda bene tutti i punti.
Cammino perchè correre oggi vorrebbe dire cadere sicuramente. Nel buio metto le mani davanti per non farmi male al muso. Forse aspetto il "salve" di Klint, anzi potendo lo immagino di Klimt, sarebbe proprio bello oggi frantumarsi in mille tessere di un mosachio pieno di luccichii e passione. Ma meriterei così tanto? Ricordo che rimasi molto colpito che a Londra ti ricordassero da che lato guardare quando dovevi attraversare. A modo loro ti stavano dicendo che se ti facevi male erano solo cazzi tuoi, perchè loro ti avevano avvisato che dovevi guardare a sinistra, perchè da loro va così, e di certo non invertono tutto solo perchè tutto il mondo fa diversamente! Cazzo loro sono inglesi! Diamine! (pronunciato con accento inglese alla Peter Griffin!). Canta Daniele Silvestri, la canzone me l'ha passata un'amica che non avrei mai immaginato così intelligente. Una persona tremendamente affascinante. Complimenti. Sono convinto che saprò stancarla e o io o lei sapremo restare molto delusi l'uno dall'altro. Non c'è storia, non c'è verso. Io sono un gatto. Prendo e vado via, ruffiano mai, neanche per convenienza, ma sempre pronto ad una bella dose di attenzioni e carezze. Sempre alla ricerca di un pasto caldo su cui poter contare e da poter talvolta evitare perchè tanto il giorno dopo sarò ancora lì. Se fossi un gatto mi chiamerei Gustav, come quello di prima. Il mio copriletto è blu, e io sono pronto a sprofondare nel cielo di tutti. Buona notte. Death Cab spegnete voi la luce, che se ci si stringe c'è spazio per tutti, e se sti cazzo di demoni si calmano un po', si riesce anche a riposare qualche ora.

la linea orizzontale
ci spinge verso la materia,
quella verticale verso lo spirito.
con le palpebre chiuse
s'intravede un chiarore
che con il tempo e ci vuole pazienza,
si apre allo sguardo interiore:
inneres auge, das innere auge

la linea orizzontale ci spinge verso la materia,
quella verticale verso lo spirito.
la linea orizzontale ci spinge verso la materia,
quella verticale verso lo spirito.

ma quando ritorno in me,
sulla mia via, a leggere e studiare,
ascoltando i grandi del passato…
mi basta una sonata di corelli,
perché mi meravigli del creato!

lunedì 4 ottobre 2010

Por-tell-how!

Da quando la mia vista è crollata, ci sono mille situazioni divertentissime che sto vivendo per la prima volta. Precisiamo, non sono cieco, ma ho perso un sacco di vista da lontano, del tipo che prima vedevo benissimo tutto, e oggi vedo benissimo cose, che però, non sono nemmeno lontanamente come io le vedo! Contorto no? Morale della favola, tutte le donne oltre i 15 passi sono belle e tutte quelle oltre i 30 passi sono "eporcamiseriachièstastragnocca!". Lo definirei un ottimismo prospettico di disperazione rimandata. Giro alla larga. Ci sono molti momenti in cui ad un uomo per consolarsi bere non basta, non basta nemmeno drogarsi, o chiamare la donnina di turno salvata nel cellulare con mille asterischi. In quei momenti io prendo la bicicletta, inforco l'i-pod, e vado a pedalare vicino a psicologia! Se poi riesco a tenermi alla giusta distanza, posso perfino arrivare al punto di telefonare ad un amico annunciando un'improvvisa festa di modelle al portello! Eppure c'è sempre un ponte in cui mi verrebbe solo da fare silenzio, un ponte in cui una volta sentii forte la presenza di qualcuno che non c'era più, ma di cui stavo ascoltando la storia. Non ho il diritto di far miei i morti degli altri, però ricordo che su alcuni gradini, sentii il mio corpo strusciare il sangue con la parete delle vene...
Al portello, sotto la neve, mi innamorai di Padova e di una stupida. Al portello me ne sono successe abbastanza da sentire che con quel posto ho un conto in sospeso troppo alto. Io e il portello non possiamo essere amici. Ed è inutile che mi abbracci dicendomi di sentirsi ancora mio, perchè non farà altro che bagnarmi la spalla, e farmo sentire colpevole di non averlo fatto saltare in aria.
Lo guardo da lontano allora, così mi rimane più bello e adorabilmente popolato da qualcosa in cui io non sono. Aspettanto di perdere vista da vicino mi giro e vado via.
Ma quante lacrime ci vogliono per non vedere più da vicino?