giovedì 9 febbraio 2017

Sono vivo.


Sono ancora vivo, sono qui.

Forse ricomincio a scrivermi addosso.

Ciao.

lunedì 30 luglio 2012

London Crolling


"Taci Vecchia puttana." Venti secondi per cambiare la vita di un uomo. Cioè la mia. Signor avvocato le scrivo in lacrime da una cella che divido con un topo. Non so spiegarle cosa mi sia passato per la testa quel venerdì ma le prometto che proverò a ricostruire tutta la giornata, in modo che lei possa avere davanti il quadro più chiaro possibile della situazione. 
Giovedì sera ero andato a dormire presto, infatti venerdì quando la solita sveglia delle 5 ha suonato era già da alcuni minuti che il mio cervello aveva ricominciato a schiudersi. La sottile luce dell'alba bagnava il mio viso con dolcezza, la tazza del the mi sorrideva aspettandomi al suo posto, e anche le pantofole sembravano volermi accompagnare al tavolo evitandomi ogni fatica. Da qualche giorno la mia vita era più bella. Da quando avevo cambiato le mie pillole di antidepressivo mi sembrava tutto diverso, come se il mondo che mi circondava, con la tetra nenia delle mie azioni abituali, avesse tutto d'un tratto deciso di stare dalla mia parte. Gli spigoli degli oggetti sembrano ritrarsi al mio passaggio, il thè non era mai né troppo caldo né troppo freddo. La tazza era sempre pulita e non serviva nemmeno lavarla dopo l'uso. Pensi che l'altro giorno dopo solo qualche minuto ad accordare i fili dello stendino, mi sono ritrovato a suonare waterloo sunset dei kinks, ed era un piacere per le orecchie! Io non ho mai suonato la chitarra ma con lo stendino è molto più semplice. Le confesso che quando Lunedì hanno portato in riformatorio mia figlia con accuse di spaccio di stupefacenti non ero nemmeno arrabbiato, pensavo soltanto che fosse una cosa della vita, di quelle che capitano a tutti, e che forse le avrebbe fatto bene un po' di disciplina. Ancora oggi non mi capacito di come possa essere successo, ma non riesco a provare rabbia né delusione. Mi sento avvolto nel fatalismo. 
Insomma come le dicevo Venerdì mattina niente faceva pensare che potesse succedermi qualcosa di così drastico. Lavoro nelle scuderie della regina Elisabetta da più di 40 anni e credo di averle rivolto la parola si e no una decina di volte in vita mia. Sa che prima di ieri non l'avevo mai guardata in faccia direttamente? E assurdo, ma le garantisco che me la sono sempre immaginata più alta, molto più alta! Ai cavalli sono arrivato alle 5 e mezza dopo una meravigliosa passeggiata attraverso la nostra città. Non ci crederà, ma come ormai capita quasi tutte le mattine, per tutto il tragitto sono stato accompagnato da un gruppetto di gatti miagolanti. Il primo mi ha detto di chiamarsi Elton e di occuparsi di antiquariato, mentre gli altri come al solito han fatto i misteriosi limitandosi a sorridermi e sorridere tra loro. Uno dei tre mi ricorda incredibilmente mio cognato, quell'omino gracile e tutto nervoso che c'era anche al matrimonio di sua figlia, si ricorda? Ma torniamo a noi. Salutati i gatti mi son fatto aprire i cancelli e sono andato subito alla stalla di Bastiano, ha presente? Il cavallo bianco preferito del principe Harry. Io lo chiamo bastian contrario perché litighiamo su tutto. Non siamo mai d'accordo! Una volta non era così sa? Una volta non mi parlavano mica i cavalli. Invece poi han capito che di me si potevano fidare evidentemente. Con bastiano avevo fatto una scommessa. Diceva che non avrei potuto indossare a lavoro per più di tre giorni un paio di scarpe di tre numeri più piccole del mio piede. Era il quarto giorno ed ero corso da lui per rinfacciargli la sconfitta. Figuriamoci se mi faccio battere da un cavallo… Non posso negare che le dita dei piedi mi si fossero quasi fuse insieme da quanto erano state strette per 3 giorni, ma non sentivo particolarmente male, se non al dito più piccolo, il mignolino. Quello sembrava ormai un gigante gamberetto rosso fuoco, e non le dico come pulsava! Sembrava dovesse esplodere da un momento all'altro. Secondo i gatti avrei dovuto metterci ghiaccio, ma io preferivo aspettare che passasse da solo il dolore. Se non ci pensavo non mi pesava troppo. Dalle 6 alle 7 dopo aver preso in giro Bastiano e aver ascoltato l'oroscopo del giornale, che puntualmente un corvo da qualche giorno sta venendo a leggermi tutte le mattine, ho preso il badile grande e mi sono messo a spalare gli escrementi dei cavalli di sua maestà. Non mi pesa, sono certo che loro rispettino molto il mio lavoro e si impegnino anche per stupirmi. Monsier, il cavallo della regina giusto ieri ha defecato a forma di Taji Mahal. Mi sono complimentato con lui e lui mi ha spiegato di aver solo cercato di rendere il mio lavoro più bello. Signor avvocato quei cavalli mi adorano e io ero molto felice di lavorare con loro. E' incredibile che per decine di anni non mi abbiano detto una parola e poi da pochi giorni a questa parte si siano aperti così totalmente, proprio ora che forse per un bel po' dovrò rinunciare a vederli. 
E siamo arrivati con il racconto al momento chiave. Come di consueto il principe William è stato il primo ad arrivare alle stalle. Senza troppi convenevoli mi ha ordinato di sellargli Mafaldo perché voleva uscire a fare un giro. Mi sono ovviamente precipitato a eseguire l'ordine, nonostante dalla stalla Bastiano mi prendesse in giro. Continuava a dirmi che sono solo un servetto e che dovrei ribellarmi, che lo sanno tutti che potrei fare molto di più ed esser trattato meglio se non fosse per la timidezza che mi blocca. Quando fa così solitamente vuole propormi una scommessa. Sia chiaro, io contro di lui non ho mai perso! Neanche a dirlo infatti, dopo che William se ne andò, pronto bastiano lanciò la sua sfida. Per vincere dovevo intrattenere una conversazione cordiale con sua maestà, qualora questa si fosse presentata alla scuderia entro le 11. Accettai, tanto solitamente non veniva di mattina alle stalle, e se proprio proprio fosse arrivata sarebbe anche potuta essere una buona occasione, dopo tanti anni, per trovare dentro di me un po' di coraggio. Dieci e mezza: la regina Elisabetta arriva alle stalle. Non le dico l'atmosfera, tutti gli animali che mi guardavano. Il corvo si era pure tolto il cappello per concentrarsi meglio. "Mi prepari Rubino." Io la guardo negli occhi e le dico che non solo è un onore eseguire i suoi ordini ma anche un grande piacere servire la regina il cui prestigio è secondo solo all'intramontabile bellezza. Forse ho esagerato, ma in passato con una frase del genere a Lady Diana un mio collega… beh insomma si ricorderà, era su tutti i giornali…. Insomma lei mi guarda. Io mi volto e lei mi richiama. Mi chiede come io abbia potuto pronunciare parole così sfacciate. Io la guardo, e le dico che il coraggio mi era nato da questo bellissimo sole primaverile. Le confesso avvocato che sentivo dentro di me di essere invaso da un amore irrefrenabile. 
Sello il suo cavallo e le tendo la mano per aiutarla a salire. Dal suo viso rosso di imbarazzo nasce un sorriso celestiale. La magia di questo momento custodisce una sensazione di eternità. Il problema, signor avvocato, è che ad un certo punto la magia svanisce. Sa cosa può fare ad un piede ridotto come il mio lo scontro con lo skateboard del principe Harry? Sa quanto può far male un mignolino offeso? Io non volevo offendere nè Dio nè tutta la stirpe reale inglese citando in successione tutti i nomi di tutti i re e le regine. Non volevo mettere la testa del principino sotto allo sterco di Bastiano, glielo giuro, ma soprattutto non volevo zittire la regina dandole della puttana! Insomma può chiederlo ai cavalli, sono certo che le spiegheranno che son stati solo pochi secondi di follia. Io non posso restare rinchiuso per questo! La prego mi aiuti! Il topo qui oltretutto è un ex giocatore di tennis e passa le ore a raccontarmi di quanto era bravo e di come sia stato sfortunato. Hanno spento la musica e tutto è più grigio, triste. Gli altri carcerati non sorridono più come quando sono arrivato. Non si abbracciano più tra loro dicendosi di volersi bene… Signor avocato la prego mi aiuti o quanto meno accolga queste mie due piccole richieste.

1 abbiamo recuperato un mestolo dalla cunina, qualora riuscisse a procurarmene un altro potrei almeno convincere il mio compagno di cella ad una sfida a squash qui con i semi delle pesche. Credo possa funzionare se deciderà di tornare a rivolgermi la parola visto che da qualche minuto non sembra più quello di prima…
2 la seconda cosa è la più importante, può chiedere a mia famiglia in che farmacia aveva preso le mie pillole antidepressive? Qui me ne han portate…la scatola è la stessa, ma le pillole sono diverse e non mi fanno stare come mi facevano stare quelle di prima. Le scriva, è una cara ragazza, vedrà che le risponderà subito.

Cordiali saluti.

martedì 28 febbraio 2012

va

"lui è uno che va per conto suo."
"e dove va?"
"e cosa ne so, non sono mai andata con lui. Lui va per conto suo!"
"e come fa a sapere se sta andando dalla parte giusta?"
"semplice. Non lo sa."
"ahn. mi sa che non è mica tanto normale..."
"e tu dove vai?"
"Di là."
"ok, andiamo."

Fin che la barca va, vai a cagare.

venerdì 24 febbraio 2012

Ancora

C'è un motivetto che ho nella testa che fa sempre no no e oggi fa sempre si si. Ci sono motivazioni sotto ai sottobicchieri della birra cattiva, cani che ti guardano sornioni e lampioni che lampeggiano. C'è dormire due ore e andare a lavorare felici. Ci sono gatti che si annusano e si danno una possibilità da gatto. Nella liquidità di un tutto, che non vuol dire nulla ma giustifica la vita stessa, cammino per aria con un piede in più. Due piedi spingono e uno fa saltare. Due piedi ancorano a terra i balzelli del terzo. Non respiro ma stantuffo. La benzina non basta mai ma forse è il galleggiante della spia che non funziona. Spia! Ti pare il caso di farti la spia così? Di dire tutto così? No, non c'è nulla da non dire, ancora. Un abbraccio allo schermo e un saluto a tutti.

sabato 3 dicembre 2011

foglia di thé

Fa freddo. Elena sta seduta in auto mentre Luca guida. Ha promesso di aiutare il suo amico a ritrovare sè stesso, ha promesso di aiutarlo a riscoprire su cosa fondare la sua vita, ma soprattutto la promessa più grande l'ha fatta a sè stessa, ha promesso che sarebbe diventata importante per lui. L'appuntamento sotto casa sua alle 8, la sveglia alle sei e mezza. Prepararsi il the e non berlo per paura dei tornanti, provare cinque maglioni colorati e mettere quello nero che sfina e tutti gli altri sopra al letto. Scarpa comoda o scarpa bella? Scarpa o stivale? Elena ha davanti agli occhi la fotografia della ex di Luca. Ogni volta che ci pensa finisce per coprirsi le forme con le cose più larghe che trova. Elena non si sente brutta, ma non si sente all'altezza di Luca, crede che per lui sarà sempre solo un'amica, perchè certe cose non sono per lei. Ha paura di sbagliare pantalone, di mettere quello troppo stretto o quello troppo comodo. Una cosa dovrebbe valere l'altra vista la sua scarsa autostima, ma qualcosa in lei sembra sempre suggerire di non arrendersi. Di provare quantomeno a non farsi schifo allo specchio. "Io e Luca in montagna" continua a ripetersi da tre giorni prima di andare a dormire, alla fine di ogni giornata difficile al negozio e la mattina quando deve uscire e piove. Ora in auto pensa che avrebbe potuto osare di più con le scarpe e sbarra gli occhi quando ricorda di non aver preso l'elastico per i capelli. Ormai comunque poco conta, è in auto con lui e il sottile gioco di battute e prese in giro che caratterizza il loro rapporto fa da condimento a tornanti guidati dolcemente. "Che bene che guida anche in montagna pur essendo nato al mare, è sempre così sicuro..." Passeggia con lui spaventata dall'idea di sfiorare il suo corpo, e crolla ogni qualvolta lui, per scherzare, le tocchi il braccio. Si è ripromessa di non parlare troppo, il percorso è serio, non è una scampagnata, è un viaggio di ricerca, e mentre pensa a come esser la compagna di viaggio perfetta, ogni tanto, con timidezza, lascia che la montagna entri dentro di lei, ne osserva i colori, ne annusa i profumi, ne ascolta con attenzione i ruomori. Tra tutti i rumori quello delle auto che curvano sulla neve è il più emozionante. Le ricorda l'auto di suo padre che parcheggia sulla ghiaia mentre il suo nasino di bimba si raffredda sfiorando il vetro della finestra. Bere cioccolate buonissime, vedere le facce segnate dal freddo delle persone di montagna, camminare ignorando il male ai piedi. Così tante piccole cose meravigliose, figlie di una straordinarietà semplice, di una quotidianità solo sognata e che forse resterà sempre solo un sogno. Una lunga giornata da cui poi dovrà tornare da sola. Lui rimarrà in montagna qualche giorno, lei non può, deve lavorare, ma prendere un autobus per il ritorno non è un problema. "Sorridi Luca, non essere triste" pensa guardando il modo in cui lui, con squardo a volte nervoso e a volte scoraggiato, guarda tutto quello che lo circonda. Guarda in continuazione le sue mani che entrano ed escono dalle tasche della giacca. Che bene che gli sta il verde scuro del maglione. Pranzare insieme, poter vedere con che mano lui sollevi la tazzina del caffè, sentirlo lamentarsi della cioccolata, guardare la linea del suo viso mentre cerca risposte intorno a sè. Le 7 arrivano in fretta e l'autobus parte senza che lei riesca ad aggiungere una sola parola a pochi istanti di silenzio, con i suoi occhi nei suoi. Il rumore della strada e la sensazione di non aver perso un'occasione, ma di dover ancora una volta dividere la notte con un pensiero malinconico, di vita a metà, di emozioni che non potrà mai condividere. Un sospiro profondo mentre crolla, ancora in parte vestita, sul letto. La speranza che lui si accorga domani della foglia che di nascosto gli ha infilato nella tasca della giacca. La foglia più bella di una giornata intera di montagna.

domenica 27 novembre 2011

Il limite tra qui e lì.

Ogni volta che Luca va in montagna si ritrova a pensare decisamente troppo. Per uno nato al mare la montagna è un bel casino, non si capisce in 5 minuti e forse nemmeno in 5 anni. Tutto sta forse nel trovare la propria montagna, inteso come la propria sensazione, il proprio modo di viverla.
Questa volta Luca ha cercato di girare la situazione, stravolgere il punto di vista, e domandarsi se per caso non ci sia in lui un'eccessiva esaltazione della montagna, dovuta magari al solo fatto che in essa siano rachiusi alcuni capi saldi della sua vita. C'è la tranquillità della roccia, ci sono gli ampi spazi compresi in altri spazi. C'è il cielo vicino, ci sono le persone non invadenti, c'è la sensazione che nulla cambierà a breve, ma che tenderà a spostarsi con molta lentezza. Queste cose fanno parte di lui e della montagna. Certi cespugli seccati dal freddo sono le parti brutte della sua vita. Parti brutte ma necessario condimento della situazione, del contesto. Non so perchè si sia messo in testa che lui e la montagna siano animali simili, di fatto questa volta arriva alla montagna con
l'unico obiettivo di disfarsi di questo scomodo pensiero. Guidando tra le curve si accorge di come sia imbranato con l'auto oltre un metro sopra il livello del mare. Perfino i dossi in città si prendono gioco di lui, e lui cercando di giocare d'anticipo li affronta accelerando. Il freddo non gli piace e non gli è mai piaciuto. Da piccolo aveva ideato un sistema per mettere il riscaldamento per le strade. Crescendo l'ha abbandonato.
Le donne di montagna non gli piacciono, gli uomini di montagna non gli dicono proprio nulla. Nei negozi dei paesini montani mancano un sacco di cose, e se così non fosse, così sarebbe comunque.
La terra è dura, non accogliente. L'erba punge e i cani che incrocia hanno freddo, anche se sembrano divertirsi. Le famigliole gli stanno sulle palle. In montagna nei weekend è piena di famigliole. Pensa e ripensa Luca, fino a concludere che evidentemente levarsi la montagna dalle cose che lo affascinano sarà più facile del previsto. E' soddisfatto mentre si dirige alla macchina dopo questi giorni di ricerca, questi giorni di mani e orecchie fredde, di cioccolate eccessivamente costose e liquide, di piedi troppo ricoperti di sudore la sera, per via di calzini troppo premurosi. Luca si sta dirigendo verso l'auto quando in un attimo scorge l'essenza di tutto e si ritrova inerme. Davanti ad un burrone rivede tutta la vita, il limite tra il qui e il lì. L'essere sopra a tutto e appena sotto al cielo. Vedere vicino ma non poter toccare. A pochi passi da un burrone ritrova gli spazi aperti del mare, gli uomini formica, la sensazione di non essere. Frantumatasi in polvere la sua missione, si ritrova nudo, ad accettare che la montagna continuerà ad affascinarlo. Apre un libretto in cui segna appunti, e su cui ha deciso di annotare tutte le cose di cui si è rassegnato di subire il fascino. Legge. L'odore della benzina, il neo della mia ex, la parola karma. Scrive. La montagna. E già che c'è, aggiunge un'altra parola. Luca.

mercoledì 3 agosto 2011

Sfiga

Fantastico inizio di giornata! Il tempo di salutare appena ieri tutti i coinquilini, chi va in Toscana, chi va sul Garda, chi sulla costa veneziana e poi pochi secondi per scivolare in una nuova cazzata, quasi bella nel suo genere. Oggi mi porto il computer a lavoro? Si certo, pesa un sacco e la tracolla che mi è rimasta è corta, ma me lo porto, tanto ci metto un attimo ad arrivare in bici. Gli altri giorno non l'avevo mai portato. Oggi si. Bene. Caldo oggi, molto caldo, Agosto padovano, ma non quello post pioggia che fino a ieri lasciava respiro, oggi è caldo vero, col sole che ti guarda uscire dalla porta sorridendoti e poi stringendo gli occhi alla Clint Eastwood. "A noi due" e pam! eccoti 30 gradi addosso. Fanculo diresti ma hai paura che ti senta e alzi l'intensità dei raggi. Non c'è niente da ridere, per gli egizi era un Dio e chi siamo noi per dire che non è vero? Dio o non Dio è spesso uno stronzo, ma chi a volte non lo è? Ok. Dicevamo, la cazzata. Ebbene si è già capito cosa mi succede no? La porta. Che nessuna popolazione ha mai considerato un Dio, ma a cui niente vieta di essere stronza. La porta si chiude alle mie spalle. Le chiavi? Ovviamente dentro. Nella cassettina porta chiavi eh! Scherziamo? Io son preciso nel dimenticare le cose. Giuro, e non sto scherzando, che oggi mi ero pure ricordato di prendere gli integratori col fosforo che da ben 3 giorni scordavo di prendere! And isn't it hironic? diceva Alanis Morisette in una canzone che adoravo a 15 anni. Inutile dire che, per non dimenticarle, le chiavi del lucchetto della mia bicicletta, sono insieme alle chiavi di casa... E così eccomi camminare digrignando i denti fino a lavoro, mezzorettina di strada a pieni in zona con pochi portici e tantissimo sole... Non bestemmio solo per quel discorso che ho fatto prima, nel dubbio bestemmio all'arrivo! Già l'arrivo, dopo 1 minuto e mezzo dall'arrivo già la vecchia che lavora nel turno prima di me mi sta facendo sclerare, ed era penso da un anno buono che non la mandavo a cagare... Oggi la mando. Suona il telefono, messaggio. "Buona giornata tesoro e buon lavoro :) ". Sorrido tra il "mavaacagare" e la riconoscenza per chi, in modo unico, mi è sempre vicino, anche non immaginando quanto sia questo importante per me. "Grazie mille! Anche a te! A me la giornata è cominciata con un paio di colpi di sfiga...ma resisto! :) ". Perchè in fondo anche nella sfortuna a volte si nasconde un lato bello di opportunità. La padrona di casa mi dice che passerà ad aprir la porta col suo pass e me la lascerà aperta. Ho sentito Federica, la mia coinquilina, e scherzato un po' via sms. Non esiste mai niente di totalmente brutto, perchè, nella stessa esperienza brutta, spesso son nascoste le chiavi di porte di stanze nuove della nostra mente. Come quando il guardiano gigante del villaggio turistico dove abitavo, mi guardò tutto spaventato mostrandomi che uno gli aveva appena fatto saltare 3 denti con un pugno. Si nascondeva nello sgabuzzino di casa mia che gli stava appena intorno come un vestito su misura. "Spero non torni a cercarmi! Non mi importa per i denti comunque. Tanto ho la piorrea, sarebbero caduti comunque, disse accennando un sorriso zoppo". La vita va presa così no? Tipo, il titolo di questo brano, sembra una brutta parola, ma contiene o non contiene una parola bellissima? Ciao!