mercoledì 30 marzo 2011

Buondì Matto


Ho deciso di camminare sempre con un bicchiere d'acqua in tasca! E' la svolta! Appena le cose si incasinano, pluff, ci infilo la testa dentro, anestetizzo la situazione. Guardarsi da fuori è spesso neccessario ma è sempre difficilissimo. La nostra testa non ha interruttori e non si può fermare il tempo, ma spesso siamo noi a velocizzare la vita, staccarci i piedi da terra e tuffarci nel caos, senza nessuna speranza di uscirne interi. Corpo fermo, immobile, rimbalzo interiore e fuori dal corpo per 3 o 4 secondi. Dove sei? Con chi sei? E' tutto come vorresti? Cosa puoi fare per migliorare tutto questo? E poi boom, si torna al proprio posto, si sbatte le palpebre e si cambia o mantiene la situazione, guadagnandone comunque in consapevolezza. Oggi, mercoledì, mi butterò nella mischia col bicchiere d'acqua in tasca. Senza paura. E se sentirò troppo caos. Salto dentro, testa nel bicchiere, valutazione della situazione, individuazione e perseguimento nuovi scopi. Boom! Sembrerò più lento ma sarò invece molto più veloce.

giovedì 17 marzo 2011

lidl-e by lidl-e

Sono stato solido, gassoso e liquido in uno Stato che non era il mio. Berlino mi ha baciato ed è scappata via sulle sue converse. Ho accettato il gioco, ho acceso le luci della centrale elettrica e ho camminato ricercandola. Senza fretta. Ne vedevo pezzi di cappotto tra le persone e ho trovato alcuni dei suoi sguardi negli sguardi dei bambini. Berlino è giovane, adolescente forse. Berlino è consapevolmente e volontariamente insicura. Lei ti guarda delusa se metti un maglione nero.
I gatti finiscono a Berlino così come i topi finiscono a Londra. E tu sei gatto o topo?
Io sono gatto e come tale mi lego ai piedi della donna che mi ha conquistato, strusciando il pelo sulle sue caviglie e alzando ogni tanto il muso per guardarla negli occhi.
I bassi dei national come un defibrillatore mi riportano spesso in vita. Fermata. Biglietto. Fiera. Lavoro. Mascherarsi. Naturlich! E c'è correre a casa, togliere l'abito elegante come se fosse un unico costume abbassando la zip dietro. Sfilarsi l'identità, sciacquarsi per toglierne via la puzza e correre all'appuntamento con la città che scrive, la città che ha qualcosa da dirti e lo dice molto bene. Le scritte sui muri, le cartoline pubblicitarie e gli adesivi nei bagni dei locali. Cercare indizi di sè. Trovarne misti a indirizzi di Berlino e mescolare il tutto insieme.
Ma quanto bello sono a Berlino? Decisamente a mio agio in una felpa che mi nasconde bene, passeggio sentendomi re e di conseguenza bello e forte. Ma quanto siamo belli io e lei insieme? Ogni tanto ne sento la mano. C'è la mano di una città che mi da una mano. E allora mi sento vivo, anche se perso. Mi sento vivo, anzi, Lidl-e.

lunedì 7 marzo 2011

s-fuggire

Quando comincia il temporale estivo si incontrano due tipi di pesone. C'è quello che sta andando via in fretta e furia, è coperto dal suo asciugamano, ogni tanto digrigna un'imprecazione, capitano sempre tutte a lui, proprio nel giorno di festa, e lui te lo deve far sapere pensando a voce alta. Poi c'è l'altro. Il surfista. Si dice che un surfista viva aspettando "l'onda" della sua vita, si dice che per questo debba sempre sfidare il mare senza averne paura, e senza il rispetto che avrebbe un marinaio. Io non so ancora dove collocarmi ma so che ultimamente sto cercando mari in tempesta. Non ho la tavola e forse per il momento nemmeno il coraggio, ma sto imparando a memoria la strada da casa mia al mare. Mi sto informando per un surf usato in condizioni decenti. E' brutto non avere nessuno da salutare prima di andare via. E' brutto essere il soldato che le lettere le scrive alla mamma. Ma c'è un trono di tristezza nel non avere nessuno che ti aspetti all'atterraggio di un volo. In questo trono sono sempre salito. Nessuno è mai stato puntuale al mio atterraggio. In pochi mi hanno aspettato con "ansia". Nessuno ha mai deciso di venire punto e stop. Nessuna faccia amica su cui vedersi aprire un sorriso come le ali di una farfalla. E penso che vada bene così. Penso sia il prezzo della libertà, della coerenza. E mi trovo qui a sentire che le belle parole, come le belle intenzioni, sono colori sbiaditi che decorano ma non dipingono. Lascio la moleskine sul tavolo, tanto ho dentro abbastanza fogli. Guardo la casa. Sento i coinquilini, chi scopa, chi fa un caffè e chi studia spiando facebook. Un ciao distratto e sospirato e via a dare la caccia alla mia onda. E se non sarà il temporale giusto speriamo che la grandine non faccia troppo male. Semmai tornerò a casa, e come se non si fosse mai andati via, si cercherà di osservare le cose come le si osservava prima, anche se ormai i colori sono tutti scambiati, e nel documento, quello della foto, non sembro più io.