mercoledì 15 dicembre 2010

Prato fiorito

Metti a sedere la rabbia e facci un viaggio. Copri con una coperta la parte intima di te e non pensare al freddo che fa fuori, ma prova a focalizzarti sul calore dell'interno. Ritrovarsi a idealizzare le persone è divertente, ma lascia spazio a troppe delusioni, come se non fosse già abbastanza difficile sopportare l'idealizzazione di sè stessi. E allora non resta che sospirare e andare avanti. Pensare che poi non c'è niente di particolarmente bello in chi si aveva idealizzato, pensare che forse, senza forse, la cosa bella era l'idealizzazione stessa, perchè di una persona meno è matura, meno è forte, più si riesce a disegnarci intorno. Non ti avevo chiesto di mostrarmi i tuoi limiti, ma me li sbatti in faccia e alla fine mi stanco. Anch'io mi stanco, e a quel punto tolgo tutto e avanti il prossimo o la prossima. Giorni fa mi sono proposto una sfida, l'idea era quella di mettere in una scatola tutto ciò che mi piaceva di una certa persona, infilare questa scatola sotto-pelle e poi andare al cospetto dell'ultima persona che avevo amato. Morale della favola, ho rovesciato qualcosa della scatola sul tavolo, ma l'ho spostato col gomito e lasciato cadere di nascosto, quando chi avevo di fronte si distraeva. Cara mia ex non sono più innamorato di te, o forse lo sono, ma in una maniera diversa che esisterà per sempre, in ogni caso però, per quanto io rimanga convinto di aver bisogno di qualcuno diverso da te, molto diverso da te, devo guardare in faccia la realtà, e accettare che hai spostato l'asticella parecchio più in su, e il salto ora dovrà essere bello alto. Bello e alto. Si perchè l'obiettivo non sarà mettere una bandiera oltre il confine, ma conquistare davvero, prodursi in qualcosa che si possa non lasciare a metà. Qualcosa da godere a pieno ma al cento per cento. E per farlo è necessario senza dubbio puntare al superamento di tutti i livelli già conosciuti. Forse non ce la farò mai, ma so come sono fatto coi compromessi, so quanto mi facciano sentire sbagliato. Ora queste parole le leggerò e ri-leggerò per mettermele in testa, almeno finchè una persona stupida e sbagliata non verrà a sconvolgermi la vita come spesso accade. Si perchè c'è un abisso tra il sapere cosa si dovrebbe fare e il metterlo in pratica, o meglio ancora, direi che c'è un abisso tra il sapere cosa sia giusto e il voler fare la cosa giusta. In fondo alla mia vita chiedo solo un po' di intensa imprevedibilità, ma forse è il caso che io me la prenda da solo.

venerdì 10 dicembre 2010

Slow Show

Ti guardo. Tu mi guardi. Mille bicchieri ovattano la nostra scena e fan dondolare impercettibilmente i nostri corpi. Le mie mani improvvise afferrano il tuo giubbotto sotto al collo. Sono parecchio più alto di te. Non hai paura e continui a fissarmi. Un esplosione dentro di me e ti sto sollevando. Anche i miei piedi si sollevano. E' una caduta verticale al contrario. Aspirati dal cielo smettiamo di sentire i nostri corpi. Ci infiliamo nella nostra ubriachezza come sprofondando, come conficcaati in un mare maledetto che sa di pace e di guerra, di sesso e di sentimento, di coraggio e di paura. Continuiamo a salire. Continuo ad essere parecchio più alto di te ma ti trascino sempre meno, mi serve sempre meno forza. Eppure non lo mollo il tuo giubbotto, che travolto stride sotto le mie mani. Alziamo lo sguardo poco prima di infrangere un soffitto che non fa male. Guardiamo al di fuori di noi per l'ultima volta, un istante prima di divorarci gli occhi a vicenda. L'esplosione iniziale evolve, sublima, si posa sul cuore e diventa implosione. Un fascio di luce e siamo di nuovo di fronte. Le mie mani ora sono in tasca dove sono sempre state, il mio corpo è leggermente curvo su di te. Da qui in poi non esiste più presente ma solo futuro, e non esistono più occhi per guardare.

giovedì 25 novembre 2010

QUESTO

QUESTO.

Parto con una piccola presa in giro perchè questo blog nasce proprio da una presa in giro. Ho cominciato a scriverlo stimolato dalla sfida e dalla scoperta di una persona che mi piaceva da morire. Lei scriveva, io scrivevo, e così ho cominciato a scoprirla partendo dal profondo. Nella mia vita l'uso degli altri come stimolo è da sempre una costante. Se sono con una persona dall'accento molto marcato, per esempio, finisco presto per influenzare il mio accento, è sempre stato così. Una volta mi dissero perfino che parlavo l'inglese con accento tedesco. Mica bene, ma forse era vero. La presa in giro di questo blog nasceva proprio dal lasciar delirare una parte di me che fosse solo mia, e lo scopo era quello di deriderla o lodarla più o meno ironicamente. In poco tempo però mi ritrovai a rovesciare su questa scrivania tutti i pezzi del mio puzzle, invitare gente a guardarli, ma soprattutto sperare che qualcuno mi aiutasse ad attaccarli. Ricordo che una volta alle medie nel disegnare un albero di natale partii dalle palline colorate, e il professore di artistica scosse la testa, dicendomi con aria di sfida che prima o poi una nota sarebbe riuscito a mettermela... Io spalancai le braccia e continuai. Sapevo che aveva ragione lui, sapevo che per disegnare una cosa si parte da uno schizzo, da una sagoma, da un contorno, eppure non me ne fregava nulla, io volevo partire dal centro, da ciò che mi interessava di più. In questa storia c'è molto della mia vita, c'è molto della mia voglia di partire dal cuore delle cose, bruciare le tappe, entrare subito nel vivo. Non mi interessa la competizione, il creare qualcosa di oggettivamente bello, quello che mi preme è fare qualcosa che sia mio, soggettivo. Il più delle volte ciò che creo è abbastanza terribile, ed è per questo che mi può bastare un complimento su qualcosa fatto da me per sentirmi volare e non sapere quanto ringraziare. A chi piace una cosa fatta da me inevitabilmente piaccio io, o a volte mi illudo che sia così. Già perchè spesso ho l'illusione facile e la delusione facilissima. La verità è che non avendo fatto delle buone fondamenta, non essendo partito a costruirmi dai contorni, oggi decisamente traballo e spando tutto quello che cerco di mettermi dentro. Sia chiaro, va bene così, cioè, il punto non è che io non accetti la mia imperfezione strutturale, semplicemente cerco di tappare le falle, ma forse con troppa sufficienza. Nel bene o nel male io sono vero. Son quello che si vede.
Questo blog sta diventando alla fine tutto un parlare di me, e non va bene. Nel senso che non vedo perchè annoiare la gente con discorsi per i quali per ascoltarli uno psicologo chiederebbe soldi. Quindi chiudo questo noioso post scrivendovi una cosa che un giorno ho scritto di me sul blog. Un giorno, infatti, di me ho scritto: questo.

Ciao

domenica 21 novembre 2010

Brutto Copia

Il problema è che ultimamente ho preso il vizio di fare la brutta copia. La brutta copia non l'ho mai fatta nemmeno nei temi delle superiori, anzi, prima ora si scrive, seconda ora si sistema col bianchetto la brutta per renderla bella, e vaffanculo! Terza ora? Compiti per l'ora seguente. Massima lunghezza del tema, due colonne e mezzo, oltre a quel livello uguale noia! E così avanti tutta, avanti in tutto. Senza brutta o senza bella? Mai vista una mia bella proprio bella bella, ma visto parecchie brutte con lati molto belli. Una donna con un corpo bellissimo e un naso da pugile dice paolini, la gioia dell'incompiuto, la meraviglia dell'imperfetto. A me non è mai piaciuto l'imperfetto. Forse son troppo esteta, i miei amici dicono scemo, io dico esteta, nel dubbio c'ho il cuore difficile ma altro di bocca buonissima e avanti...
Saluto l'inverno domandandomi il perchè non si possa nolleggiare una morosa nelle domeniche pomeriggio. Ma non per il corpo, per il cuore, perchè la domenica pomeriggio l'ho sempre vissuta in pomeriggi a due posti, ozio, affettuosità e docce. Film a volte. Gite raramente. Aperitivi, mai!
Roba mia, roba banale e noiosa, roba domenicale. E avanti. Musica, assolutamente.
Cuore rallenta la mente cammina, e la vorrei fermare, vorrei spegnere tutto per almeno un paio di settimane, vorrei essere stupido, intontito, senza reazioni. Due settimane da ameba. Easy. Ma non ci riesco e allora avanti. Non spingete, non toccatemi, lasciatemi stare che è meglio. Che poi mi prende la Luna e finisco per mandarvi a cagare e pentirmene.
Mento basso e cappello giù giù fino agli occhi, un passo dopo l'altro, rinchiuso tra le mie mani nelle tasche del giubbotto. Speranzoso di non trovar saluti. Soffiando dentro come un gatto. Vorrei avere la coda per segnalare quando mi girano i coglioni, e devo essere lasciato stare. Che poi non è che mi dispiacerebbe avere qualcuno che insista con me a volte. Forse lo ucciderei, ma con un'enorme stima nei suoi confronti per averci provato! Ma non è così che va e va bene anche così. Mi farò la pelle dura? Prima o poi? Intanto passa la voglia di tante cose e gli anni sembrano pesare di più. Ho sempre fatto l'errore di stare in mezzo a persone più piccole di me. Fratello maggiore spesso, ma che due coglioni... Stare con quelli più grandi ti fa sentire sempre in vantaggio, sempre giovane o comunque più giovane. E invece eccolo il più vecchio del quartiere, con un'amica di 4 anni più giovane di me che mi dice che ormai alla sua età... mi scapperebbe un vaffanculo ma resisto. Forse. Intanto penso spesso alla mia ex, la penso come un quadro di renoir, come un brano di de Andrè, come un panino in offerta con la cocacola o bibita a scelta, che non costa un cazzo e non sa da quasi niente. Ma che buono che era... No no forse faceva cagare. Vabbeh chissenefrega, o come dicevo da piccolo per imitare i miei amici vicentini: ceste!
Sto ascoltando i modena per la prima volta e ancora non capisco se mi piacciano un sacco o mi facciano davvero schifo, ma continuo ad ascoltare. Tante persone oggi non capisco se mi piacciano un sacco o mi facciano schifo... Mi rimbalza dentro la musica ma c'è qualcosa di diverso che non capisco. Forse sono troppo irrequieto per la musica oggi come oggi. Ritorno a dire che mi servirebbe un periodo di vacanza del cervello. Forse dovrei cominciare a drogarmi pesantemente. Non sto scherzando, non ci ho mai pensato così tanto come in questo periodo. Ma non so. Vabbeh, avanti.
Devo trovare il modo di scrivere un libro o sono rovinato, una brutta copia di qualcosa di buono. Avanti.

martedì 9 novembre 2010

ipotesi di un Mattia

Sono caduto da un'ipotesi e mi sono fatto male. Ma è un classico, vedo un seme, lo pianto, e amo già la pianta che sarà. Comincio ad arrampicarmi prima che sia reale, prima che la mia idea-di sia in grado di sostenermi. Ho accettato a tal punto l'ipotesi di me stesso, da sostituirla all'insoddisfazione del Mattia presente. Ho riposto talmente tanta fiducia in un cambio di vita futuro, da non cercare di ottenerlo adesso per paura di rovinare il sogno. E' un bel controsenso no? Forse l'apice del controsenso è il fatto che tutto questo io lo sappia. Ma allora chi prendo in giro? Non mi fermo troppo a pensare, piuttosto mi fermo a scrivere, ma non si scrive mai da fermi e quindi non mi fermo mai. Eppure chi mi vede mi descrive seduto in treno a guardare le persone. Il treno si muove, io no, o meglio, mi muovo solo in quanto nel treno. Va detto anche però che gli altri passeggeri qualcosa lo fanno, si muovono, e io li guardo, a volte li imito, sempre mi sforzo di non giudicarli, quasi mai ci riesco. Mi stordisco con la musica, mi stordisco con il sesso, principalmente mi stordisco con la vita degli altri. Aiutare gli altri è raccimolare spiccioli di riconoscenza. Mi lavo molto spesso. Mi faccio la barba molto poco. Taglio i miei capelli da solo ogni tanto. Gioco a pallone, navigo su internet, scrivo abbozzi di libri che puzzeranno presto come pesce fuori dal frigo e saranno buttati. Ascolto musica in un circolo arci sorseggiando vino rosso della casa. Batto il tempo a ritmo sul tavolo. Penso al mio xilofono. Idealizzo le persone ma senza forza di rimproverare altri che me stesso quando queste mi deludono, più o meno profondamente. Sono vittima, carnefice e guardia carceraria di me stesso. La mia fantasia non mi farà vivere ma sa farmi sopravvivere. Respiro. Il seme per caso germoglia? Mmm..direi di no, ma tanto ora che mi ci possa arrampicare per salire...tanto vale che lavori prima sul progetto ali, quelle sotto le quali "infilare la testa per dormire" e con cui magari un giorno provare a volare via...

domenica 31 ottobre 2010

E citandomi... (sottotitolo: roba di tempo fa)

Come un branco di lupi
che scende dagli altipiani ululando
o uno sciame di api
accanite divoratrici di petali odoranti
precipitano roteando come massi da
altissimi monti in rovina.

Un colpo di tosse e nausea da indigestione di Battiato, Bobo dice che mi sto accarezzando il cuore con una lama, Elisa scrive che lo ascolta. A Elisa l'ho fatto conoscere io. A Elisa forse piace, e questo mi piace, condividere musica mi fa sentire realizzato, la zampa del pupazzo che quasi si stacca e una cucitura che la ripara. Zampa storta per sempre ma bambino felice per la sua prima cucitura riuscita. Io figlio di sarta, io pasticcione. Ottimo lavoro, anche il pupazzo sembra stare bene. Siamo tutti contenti. L'infermiera non la immagino ancora sexy perchè l'età degli ormoni deve ancora arrivare, anzi, la immagino bruttina e stronza, perchè quando sei piccolo le infermiere son quelle che ti fanno "la puntura". Stronze come le maestre, vecchie bastarde. Oggi passi davanti ad una scuola, e vedi maestre che hanno la tua età, e pensi che abbiano proprio un bel culo e la faccia di quellechesetiprendono... Gli anni passano, le soddisfazioni cambiano, le zampe riscuciscono e il pupazzo ti muore un po' dentro, lo rivedi quando torni a casa dei tuoi, ti sembra sorrida, e a te verrebbe da piangere se non fosse che, per fortuna, nella stanza ci rimani il meno possibile. Oggi guardandolo ho pensato di portarlo con me. Ma è un brutto mondo là fuori, se sta lì da solo è più al sicuro. E poi potrei rovinarlo. Io rovino tutto. Non se lo merita, a lui bastava anche una zampa storta, ma io oggi non saprei forse più darli nemmeno quella. Mi strappo, cucio e cucio storto. Un mio amico avrà un figlio. Sono felice per quello stronzo, perchè gli voglio bene, anche se la sua vita è realizzata e la mia no. Ero al suo matrimonio. Ho pianto un po', ero felice. Spero per lui che duri. Qualcosa per qualcuno dovrà pur durare, sono io quello sbagliato, non la società, quella è così. Punto. Appunto. Appunti a voce alta mentre guido e la musica blatera dimostrando di saperne di me più di me. Custodisco frasi ben riuscite che davanti alla tastiera mi portano a deridere la sola idea che un tempo, così pochi minuti fa, mi fossero piaciute. Una volta cercai per mezzora di fare un buon gioco di parole a tema sole-solitudine-luna, alla fine trovai la quadratura del cerchio, poi capii che quel cerchio era completamente storto. Mi scusai con la luna e limitai la figura di merda. Cammina cammina Mattia. Oggi, ho visto "dove osano le aquile" decisamente un brutto film, troppo brutto anch per essere domenica ed essere in salotto con mio padre. A volte anche i kolossal deludono. Ma Eastwood è così stupendamente kitch quando dice "salve" e poi spara a dei lentissimi tedeschi con una pessima mira e un'enorme fragilità... Chi ho davanti io non è fragile, ha un'ottima mira, colpisce rapido, scappa rapido. Ecco, lo sapevo, sono un tedesco! Sono destinato a morire in un punto abbastanza inutile del film, ma magari visto che sono un tipo alternativo prima di morire farò una capriola da un lato o da un altro. Mi piacerebbe se possibile lasciarmi sfuggire un "mavainfigadetomare" verso il grande Klint. Tanto lui non capirebbe. Dovrei cercare su google una possibile traduzione. Sto divagando, si lo so. Ma la mia testa frulla ed è piena di demoni che litigano. Io entro nel cranio col pupazzo in mano e loro tutti indaffarati mi dicono di andare in camera mia che han quasi finito. Una volta i miei litigarono fortissimo, e io, la mia ex del tempo e mio fratello, andammo a prenderci una pizza. Lui si fece fare una pizza gigante, ho ancora la foto. Io avevo tanta paura, mio fratello seppe farmi ridere. Tra pochi giorni mio fratello si sposa, dieci anni più di me e una vita sempre ai limiti della faccia tosta. A lui i miei più cari auguri. Un altro che prima o poi la sua strada l'ha trovata. La sua età però non mi conforta. Sono riuscito a divagare ancora un po'. Di questo passo riuscirò ad annoiarmi di scrivere, ben prima di aver detto qualcosa di importante sui quei 4 o 5 demoni che mi litigano dentro. C'è quello cattivo che vorrebbe spegnere il telefono per un bel po', spegnere il computer e abbassare il berretto di lana sotto al livello degli occhi. C'è il demone dolce che propone un suicidio col sorriso, tipo il film dei noah and the whale. Strano, devo ancora abituarmi al fatto che questa volta il suicidio lo proponga lui. Ci sono mille demoni che dicono la loro. Quello più vecchio dice studia. Ma la sua voce è sottile e i suoi occhi grondano lacrime scontate. Comprati un gatto! Vai a salvare il mondo! Procurati una scopata! Esci a correre in bici in prato della valla di notte! Fai una notte di studio! Di a tutte le donne della tua rubrica che le ami! Manda a fanculo qualche amico! Picchia uno sconosciuto! Qui è un delirio, sono tutti impazziti. C'è autogestione, come se chi decide fosse uscito per una conferenza dedicata ai problemi degli altri. Sul tavolo un biglietto pieno di ottimi consigli e grandi soluzioni, ma nessuno sembra fidarsi (più?). Sto invecchiando, sto facendo bilanci, e ne sto uscendo molto male. Sto staccando pezzi del puzzle che non erano giusti, ma che premendo un pochino di più si erano attaccati. Ricordo quella volta che con la bronchite provai a fare un immenso puzzle con il moro di Venezia. Avevo credo 7 o 8 anni. Non lo finii mai e anzi, nonostante restassi sempre in quei 2 metri quadrati, riuscii anche a perdere qualche pezzo! Forse il cane contribuì. Oggi quel cane non c'è più e il suo sguardo semplice mi manca parecchio. Ma dalla morte si cammina solo in avanti.
Cammina Mattia. Cammina. E Bologna lo colpisce, lo affascina e lo attrae come un bel film dal finale già visto ma di cui non ricorda bene tutti i punti.
Cammino perchè correre oggi vorrebbe dire cadere sicuramente. Nel buio metto le mani davanti per non farmi male al muso. Forse aspetto il "salve" di Klint, anzi potendo lo immagino di Klimt, sarebbe proprio bello oggi frantumarsi in mille tessere di un mosachio pieno di luccichii e passione. Ma meriterei così tanto? Ricordo che rimasi molto colpito che a Londra ti ricordassero da che lato guardare quando dovevi attraversare. A modo loro ti stavano dicendo che se ti facevi male erano solo cazzi tuoi, perchè loro ti avevano avvisato che dovevi guardare a sinistra, perchè da loro va così, e di certo non invertono tutto solo perchè tutto il mondo fa diversamente! Cazzo loro sono inglesi! Diamine! (pronunciato con accento inglese alla Peter Griffin!). Canta Daniele Silvestri, la canzone me l'ha passata un'amica che non avrei mai immaginato così intelligente. Una persona tremendamente affascinante. Complimenti. Sono convinto che saprò stancarla e o io o lei sapremo restare molto delusi l'uno dall'altro. Non c'è storia, non c'è verso. Io sono un gatto. Prendo e vado via, ruffiano mai, neanche per convenienza, ma sempre pronto ad una bella dose di attenzioni e carezze. Sempre alla ricerca di un pasto caldo su cui poter contare e da poter talvolta evitare perchè tanto il giorno dopo sarò ancora lì. Se fossi un gatto mi chiamerei Gustav, come quello di prima. Il mio copriletto è blu, e io sono pronto a sprofondare nel cielo di tutti. Buona notte. Death Cab spegnete voi la luce, che se ci si stringe c'è spazio per tutti, e se sti cazzo di demoni si calmano un po', si riesce anche a riposare qualche ora.

la linea orizzontale
ci spinge verso la materia,
quella verticale verso lo spirito.
con le palpebre chiuse
s'intravede un chiarore
che con il tempo e ci vuole pazienza,
si apre allo sguardo interiore:
inneres auge, das innere auge

la linea orizzontale ci spinge verso la materia,
quella verticale verso lo spirito.
la linea orizzontale ci spinge verso la materia,
quella verticale verso lo spirito.

ma quando ritorno in me,
sulla mia via, a leggere e studiare,
ascoltando i grandi del passato…
mi basta una sonata di corelli,
perché mi meravigli del creato!

lunedì 4 ottobre 2010

Por-tell-how!

Da quando la mia vista è crollata, ci sono mille situazioni divertentissime che sto vivendo per la prima volta. Precisiamo, non sono cieco, ma ho perso un sacco di vista da lontano, del tipo che prima vedevo benissimo tutto, e oggi vedo benissimo cose, che però, non sono nemmeno lontanamente come io le vedo! Contorto no? Morale della favola, tutte le donne oltre i 15 passi sono belle e tutte quelle oltre i 30 passi sono "eporcamiseriachièstastragnocca!". Lo definirei un ottimismo prospettico di disperazione rimandata. Giro alla larga. Ci sono molti momenti in cui ad un uomo per consolarsi bere non basta, non basta nemmeno drogarsi, o chiamare la donnina di turno salvata nel cellulare con mille asterischi. In quei momenti io prendo la bicicletta, inforco l'i-pod, e vado a pedalare vicino a psicologia! Se poi riesco a tenermi alla giusta distanza, posso perfino arrivare al punto di telefonare ad un amico annunciando un'improvvisa festa di modelle al portello! Eppure c'è sempre un ponte in cui mi verrebbe solo da fare silenzio, un ponte in cui una volta sentii forte la presenza di qualcuno che non c'era più, ma di cui stavo ascoltando la storia. Non ho il diritto di far miei i morti degli altri, però ricordo che su alcuni gradini, sentii il mio corpo strusciare il sangue con la parete delle vene...
Al portello, sotto la neve, mi innamorai di Padova e di una stupida. Al portello me ne sono successe abbastanza da sentire che con quel posto ho un conto in sospeso troppo alto. Io e il portello non possiamo essere amici. Ed è inutile che mi abbracci dicendomi di sentirsi ancora mio, perchè non farà altro che bagnarmi la spalla, e farmo sentire colpevole di non averlo fatto saltare in aria.
Lo guardo da lontano allora, così mi rimane più bello e adorabilmente popolato da qualcosa in cui io non sono. Aspettanto di perdere vista da vicino mi giro e vado via.
Ma quante lacrime ci vogliono per non vedere più da vicino?

mercoledì 29 settembre 2010

Guardami

Respira. Calmati. Respira ancora. Cerca di muovere le dita dei piedi. Ok, hai ancora le gambe. E' tutto ok. Ora alzati, versa dell'acqua bollente in una tazza e fai in modo che una camomilla ti porti via.

Molte emozioni oggi, un grande pane intinto di nutella. Dolce, fa male, ma è inevitabile.

Vorrei bagnare le mani nel rossore del tuo viso, pulirti gli occhi e chiederti cosa vedi. Mi vedi?

Battito di ciglia.

Dove sei? dov'è il mio 6? ridatemi la mia divisa, quella con cui sono forte, ridatemi un po' di vita da protagonista.

Ridatemi un'identità. Identificatemi. Ho bisogno di me e quindi, che io lo voglia o no, ho bisogno di voi.

mercoledì 22 settembre 2010

Mi sono trasferito.

Nuova casa, nuovo blog, nuova vita?

No, direi di no. Non sono in fase refresh per il momento, ma potrei entrarci a breve, come non entrarci per molto tempo ancora. Sgranocchio e sorseggio. "Non so" è la risposta a tutte le domande, ma è anche una via di fuga in discesa, che mette velocità e toglie controllo.

Ci sono noccioline che sembrano persone e persone che mangiano noccioline. Ci sono bottiglie di vino del giorno prima, in un frigo pieno di sconosciuti. Latte, bevo latte. No anzi no. Panna, ragazzi c'è panna? Ok, tortiglioni.

Metto i kings of leon va bene?

Ecco, messi.

Mi domando come sto ma faccio finta di non sentirmi. Ignorare qualcuno è maleducazione, ignorare sè stessi è stupido. Io ho il soffitto molto vicino alla testa e pochi centimetri per succhiare ossigeno. Quando mi immergo però faccio capriole bellissime, evoluzioni sottomarine davvero ammirevoli! Solo che quando gli altri escono io resto lì. Mi si sta lessando la pelle e sembro parecchio invecchiato.

Un giorno da piccolo conobbi una bambina di nome "Speranza". Oggi è parecchio brutta e questo credo sia un insegnamento divino di bassissima qualità e pochissimo stile, oltre che senso. Non conta come si chiamino le cose e quindi chiamiamolo esaurimento nervoso, chiamiamola depressione, chiamiamole se vuoi non-emozioni, ma oggi potrei uccidere solo per difendere la mia tranquillità, che è tutto cio' che a intermittenza mi sappia strappare un sorriso.

Porca miseria come è triste sto post! Inizio proprio male!

Si ma ci sta oggi, perchè dentro di me uno scemo balla e canta urlando che la vita è meravigliosa e che lei è ancora qui, forse più qui di prima. Ma ci sono tanti altri che sto scemo lo guardano male. E che sia scemo lo sanno anche i sassi ormai!

Sgranocchiando un martini per ora saluto. Lo so che potevo fare di meglio...ma intanto son qui.