sabato 3 dicembre 2011

foglia di thé

Fa freddo. Elena sta seduta in auto mentre Luca guida. Ha promesso di aiutare il suo amico a ritrovare sè stesso, ha promesso di aiutarlo a riscoprire su cosa fondare la sua vita, ma soprattutto la promessa più grande l'ha fatta a sè stessa, ha promesso che sarebbe diventata importante per lui. L'appuntamento sotto casa sua alle 8, la sveglia alle sei e mezza. Prepararsi il the e non berlo per paura dei tornanti, provare cinque maglioni colorati e mettere quello nero che sfina e tutti gli altri sopra al letto. Scarpa comoda o scarpa bella? Scarpa o stivale? Elena ha davanti agli occhi la fotografia della ex di Luca. Ogni volta che ci pensa finisce per coprirsi le forme con le cose più larghe che trova. Elena non si sente brutta, ma non si sente all'altezza di Luca, crede che per lui sarà sempre solo un'amica, perchè certe cose non sono per lei. Ha paura di sbagliare pantalone, di mettere quello troppo stretto o quello troppo comodo. Una cosa dovrebbe valere l'altra vista la sua scarsa autostima, ma qualcosa in lei sembra sempre suggerire di non arrendersi. Di provare quantomeno a non farsi schifo allo specchio. "Io e Luca in montagna" continua a ripetersi da tre giorni prima di andare a dormire, alla fine di ogni giornata difficile al negozio e la mattina quando deve uscire e piove. Ora in auto pensa che avrebbe potuto osare di più con le scarpe e sbarra gli occhi quando ricorda di non aver preso l'elastico per i capelli. Ormai comunque poco conta, è in auto con lui e il sottile gioco di battute e prese in giro che caratterizza il loro rapporto fa da condimento a tornanti guidati dolcemente. "Che bene che guida anche in montagna pur essendo nato al mare, è sempre così sicuro..." Passeggia con lui spaventata dall'idea di sfiorare il suo corpo, e crolla ogni qualvolta lui, per scherzare, le tocchi il braccio. Si è ripromessa di non parlare troppo, il percorso è serio, non è una scampagnata, è un viaggio di ricerca, e mentre pensa a come esser la compagna di viaggio perfetta, ogni tanto, con timidezza, lascia che la montagna entri dentro di lei, ne osserva i colori, ne annusa i profumi, ne ascolta con attenzione i ruomori. Tra tutti i rumori quello delle auto che curvano sulla neve è il più emozionante. Le ricorda l'auto di suo padre che parcheggia sulla ghiaia mentre il suo nasino di bimba si raffredda sfiorando il vetro della finestra. Bere cioccolate buonissime, vedere le facce segnate dal freddo delle persone di montagna, camminare ignorando il male ai piedi. Così tante piccole cose meravigliose, figlie di una straordinarietà semplice, di una quotidianità solo sognata e che forse resterà sempre solo un sogno. Una lunga giornata da cui poi dovrà tornare da sola. Lui rimarrà in montagna qualche giorno, lei non può, deve lavorare, ma prendere un autobus per il ritorno non è un problema. "Sorridi Luca, non essere triste" pensa guardando il modo in cui lui, con squardo a volte nervoso e a volte scoraggiato, guarda tutto quello che lo circonda. Guarda in continuazione le sue mani che entrano ed escono dalle tasche della giacca. Che bene che gli sta il verde scuro del maglione. Pranzare insieme, poter vedere con che mano lui sollevi la tazzina del caffè, sentirlo lamentarsi della cioccolata, guardare la linea del suo viso mentre cerca risposte intorno a sè. Le 7 arrivano in fretta e l'autobus parte senza che lei riesca ad aggiungere una sola parola a pochi istanti di silenzio, con i suoi occhi nei suoi. Il rumore della strada e la sensazione di non aver perso un'occasione, ma di dover ancora una volta dividere la notte con un pensiero malinconico, di vita a metà, di emozioni che non potrà mai condividere. Un sospiro profondo mentre crolla, ancora in parte vestita, sul letto. La speranza che lui si accorga domani della foglia che di nascosto gli ha infilato nella tasca della giacca. La foglia più bella di una giornata intera di montagna.

1 commento:

  1. Mi piace il silenzio delle parole non dette ma capite. Vale più di qualsiasi suono.

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