giovedì 17 marzo 2011

lidl-e by lidl-e

Sono stato solido, gassoso e liquido in uno Stato che non era il mio. Berlino mi ha baciato ed è scappata via sulle sue converse. Ho accettato il gioco, ho acceso le luci della centrale elettrica e ho camminato ricercandola. Senza fretta. Ne vedevo pezzi di cappotto tra le persone e ho trovato alcuni dei suoi sguardi negli sguardi dei bambini. Berlino è giovane, adolescente forse. Berlino è consapevolmente e volontariamente insicura. Lei ti guarda delusa se metti un maglione nero.
I gatti finiscono a Berlino così come i topi finiscono a Londra. E tu sei gatto o topo?
Io sono gatto e come tale mi lego ai piedi della donna che mi ha conquistato, strusciando il pelo sulle sue caviglie e alzando ogni tanto il muso per guardarla negli occhi.
I bassi dei national come un defibrillatore mi riportano spesso in vita. Fermata. Biglietto. Fiera. Lavoro. Mascherarsi. Naturlich! E c'è correre a casa, togliere l'abito elegante come se fosse un unico costume abbassando la zip dietro. Sfilarsi l'identità, sciacquarsi per toglierne via la puzza e correre all'appuntamento con la città che scrive, la città che ha qualcosa da dirti e lo dice molto bene. Le scritte sui muri, le cartoline pubblicitarie e gli adesivi nei bagni dei locali. Cercare indizi di sè. Trovarne misti a indirizzi di Berlino e mescolare il tutto insieme.
Ma quanto bello sono a Berlino? Decisamente a mio agio in una felpa che mi nasconde bene, passeggio sentendomi re e di conseguenza bello e forte. Ma quanto siamo belli io e lei insieme? Ogni tanto ne sento la mano. C'è la mano di una città che mi da una mano. E allora mi sento vivo, anche se perso. Mi sento vivo, anzi, Lidl-e.

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